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Criptovalute? Ok, ma emesse da Stati. Savona (Consob) sveglia Bankitalia?
Per il presidente della Consob, Paolo Savona, “la moneta può essere solo pubblica”, mentre le criptovalute rappresentano un rischio per i risparmi. Non boccia invece la tecnologia blockchain, ma invita a regolamentarla
“La moneta può essere solo pubblica, ossia emessa da stati sovrani”. Lo ha detto Paolo Savona, presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob), in un’intervista al quotidiano La Verità. NO ALLE CRIPTOVALUTE, NÌ ALLA BLOCKCHAIN Quello di Savona è insomma un no secco alle criptovalute come i bitcoin. Mentre è più sfumata la sua posizione sulla blockchain, la tecnologia alla base del loro funzionamento: nel suo ultimo discorso annuale al mercato finanziario il presidente della Consob aveva infatti insistito sulla necessità di una regolazione che consenta alle autorità di vigilare sul suo utilizzo. COSA PENSA SAVONA DELLA BLOCKCHAIN Nell’intervista alla Verità Savona torna sulla sua “diagnosi” sulla blockchain, e spiega perché rappresenta sia “un’apertura” che “una chiusura” alla tecnologia. È un’apertura, ha detto, “perché il Genio è uscito dalla lampada informatica, non puoi farlo rientrare e bisogna perciò trovare una forma di convivenza a livello normativo. La storia insegna che le innovazioni tecnologiche vengono sempre ostacolate, ma esse finiscono con l’imporsi, soprattutto se portano beneficio”. Ma la sua è anche una chiusura “perché se le innovazioni vengono usate per creare monete private, le criptocurrency, mi sono dichiarato contrario sulla base di argomenti scientifici. La moneta può essere solo pubblica, ossia emessa da stati sovrani, se si vuole godere dei benefici di essere serbatoio di valori stabili e strumenti liberatori dei debiti tutelati dalla legge”. L’AUTORITÀ DELLA CONSOB “È stato detto che non è compito della CONSOB, tanto meno del presidente, sottolineare questi aspetti monetari della finanza”, ha dichiarato Savona alla Verità. Non è d’accordo con questa ricostruzione, però: ha detto al contrario che “sollecitare la soluzione del problema delle cryptocurrency” è di competenza della CONSOB perché “i titoli di credito sui quali le autorità vigilano sono denominati in una moneta sovrana per godere della protezione legale”. LE CRIPTOVALUTE COME I MUTUI SUBPRIME? Savona pensa che la speculazione sulle criptovalute sia paragonabile a quella sui mutui subprime negli Stati Uniti, che portò alla crisi del 2007 (la cosiddetta “Grande recessione”). Ritiene dunque che siano diventate una minaccia per i risparmiatori, i quali, avendo accresciuto le proprie capacità di risparmio nei mesi di pandemia, potrebbero venire attratti dalle “sirene” delle criptovalute: i bitcoin sono la più famosa, ma ne esistono migliaia diverse. Per Savona il quadro per la tutela del risparmio “appare preoccupante”, citando – nel suo recente discorso al mercato – “l’esperienza fatta in poco tempo dalla Consob nell’oscurare in Italia centinaia di siti web che raccoglievano illecitamente risparmio”. “Gli ‘avvertimenti’ rivolti agli investitori sui rischi che corrono operando in cryptocurrency non bastano più”, aveva detto; “il tempo delle riflessioni è ormai esaurito e si deve passare alle scelte”. LA SVOLTA DELL’AGENZIA DI CYBERSICUREZZA In quell’occasione Savona aveva parlato della sicurezza informatica come del “fianco scoperto” della nuova finanza digitale, che andrebbe considerata “un bene pubblico”. Nell’intervista alla Verità è tornato su questo punto per dichiarare che la neonata Agenzia per la cybersicurezza nazionale rappresenta “certamente” una svolta, “soprattutto per la finanza digitale”: “dopo decadi di attesa e l’insorgere di rischiose dispute geopolitiche in materia, l’Italia ha deciso di mettere in piedi una struttura ad hoc”. IL RUOLO DELLE BANCHE In questo nuovo contesto, Savona ha detto alla Verità di pensare che “senza una definizione giuridica di cosa sia la moneta nell’infosfera, la sfera dove opera il Genio informatico, non è chiaro quali siano attualmente i ruoli delle banche e chi e come le autorità sorvegliano i prodotti finanziari”. Savona non crede che le banche non debbano gestire i sistemi di pagamenti, ma sostiene “che cambia il loro ruolo nel circuito monetario. Se si passa a cryptomonete pubbliche, come il cryptoeuro (o Cbdc), le banche gestiranno i wallet-depositi, la cui stabilità sarebbe garantita dalle autorità monetarie e i depositi bancari non correrebbero più rischi legati al credito”. Savona propone di “far rendere maggiormente il risparmio gestito, dando a esso maggiori caratteristiche oggettive come quelle offerte dall’intelligenza artificiale”.