La morte dei progetti inutili sarebbe una vittoria per le criptovalute

Affinché i grandi investitori entrino nel settore, i progetti blockchain dovrebbero dimostrare la validità delle proprie tecnologie

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OPINIONE

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"Se non hai intenzione di detenere una criptovaluta per dieci anni, non pensare di possederla nemmeno per dieci minuti."

Si tratta di una filosofia comune fra i crypto-investitori, che credono ciecamente nel potenziale della tecnologia blockchain e del nuovo Internet Web3. Ma quel che non vi abbiamo detto è che in realtà si tratta di una citazione di Warren Buffett: abbiamo soltanto sostituito "titolo azionario" con "criptovaluta." Ovviamente l'Oracolo di Omaha non direbbe mai una cosa del genere sugli asset digitali, dato che a suo parere non hanno alcun valore.

Opinione purtroppo condivisa da molti altri colossi della finanza tradizionale, da Charlie Munger di Berkshire Hathaway a Peter Schiff di Euro Pacific Capital. Ma anche Jamie Dimon di J.P. Morgan Chase e l'economista premio Nobel Paul Krugman hanno espresso antipatia per gli asset digitali.

L'industria delle criptovalute ha chiaramente un problema d'immagine... ed in parte è colpa sua.

Bitcoin (

BTC

€19.457

) ha fatto grandi promesse dal suo debutto nel 2008, che finora ha soltanto parzialmente mantenuto. L'asset era stato progettato per l'utilizzo come valuta; quando questo caso d'uso non ha trovato l'adozione sperata, Bitcoin si è trasformato in una copertura contro l'inflazione. Beh, l'inflazione è impennata dell'8,3% negli Stati Uniti e del 9,9% nel Regno Unito: il valore di BTC dovrebbe essere alle stelle in questo momento.

Ma Bitcoin non è l'unico progetto crypto ad aver infranto le promesse. Sappiamo tutti cos'è successo ai token non fungibili (NFT), che avrebbero dovuto rivoluzionare il modo in cui scambiamo la proprietà... e sono invece diventati un modo per vendere JPEG a prezzi esorbitanti. Questi asset si sono poi fatti strada nei giochi Play-to-Earn, e successivamente nelle piattaforme Metaverse e Web3; ovviamente, "Web3" soltanto di nome.

Le criptovalute, e per estensione il Web3, dovrebbero promuovere i loro casi d'uso reali. Quando si pubblicizza un prodotto, è fondamentale non esagerare con le dichiarazioni: prima o poi la verità verrà a galla, e i commenti adirati della community su Twitter potrebbero creare un danno d'immagine irreparabile. Bisognerebbe quindi comunicare in un linguaggio oggettivo il valore reale dei prodotti, non fantasie per il futuro.

I Warren Buffett e i Jamie Dimon del mondo ritengono che le incredibili promesse delle criptovalute siano esagerate, e pertanto reagiscono di conseguenza. Questo è un male per l'industria: affinché l'esperimento crypto abbia successo, ha bisogno del supporto delle più grandi menti della finanza e fintech.

Ogni mediocre gioco P2E o casa d'aste di NFT che sostiene di essere "Web3" sta soltanto danneggiando l'immagine dell'intero settore; lo stesso vale per le orde di investitori che giocano d'azzardo su progetti chiaramente sopravvalutati. Ma ora che molti di questi utenti hanno perso ingenti quantità di denaro – e società instabili, come Celsius e Three Arrows Capital (3AC), hanno dichiarato bancarotta – la speculazione sfrenata è un problema minore.

Possiamo anche aspettarci una minore opposizione alla regolamentazione, un altro elemento fondamentale per migliorare l'immagine del settore. Pensate a un'azienda che prova a migliorare la propria immagine, ma non rispetta le regole e le norme imposte dal governo. Inoltre i dipendenti possono insultare pubblicamente i propri capi, rubare denaro dalle casse della compagnia, oppure contemporaneamente lavorare anche per la concorrenza. È questo lo stato attuale dell'industria crypto, dato che non esistono ancora regolamentazioni chiare e ben definite.

Solo le aziende che stanno attivamente costruendo l'infrastruttura del nuovo Internet dovrebbero etichettarsi come Web3. Ciò include l'uso della tokenizzazione per migliorare la condivisione di documenti, oppure la creazione di piattaforme di comunicazione sicure e private tramite la blockchain. Dovrebbero essere le società blockchain legittime, che stanno realizzando reali prodotti Web3, a far parlare di sé.

Nel mondo delle pubbliche relazioni, il successo di un'azienda dipende dalla sua storia, e la sua storia è il suo prodotto. I grandi player della finanza si lanceranno nel settore solo quando la blockchain riuscirà a dimostrare che il Web2 è ormai obsoleto.

Eric Sumnerè il Content Chief di ReBlonde, una società di PR specializzata in blockchain e Web3. Vive a Tel Aviv e ha lavorato come editor per il Jerusalem Post.

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